Ciao Amici,
Oggi vi voglio portare a spasso per la Romagna. Vi voglio portare alla scoperta di un’antica tradizione, che ha le sue radici nel paganesimo e nell’antica vita marinara.
Ma prima, ho una domanda per voi.
Se vi dico Fogheraccia, a cosa pensate?
Dai, dai ve lo spiego io.
La Fogheraccia è un appuntamento annuale che riunisce tutti noi romagnoli – dalla provincia di Rimini a quella di Ravenna – sulla spiaggia, all’ombra di un falò. . . ma non un falò qualunque.
Questo lo accendiamo il 18 marzo. Vi state chiedendo il perché?
Beh, si tratta di un’occasione per dare inizio anticipatamente alla festa del Papà sul nostro porto canale.
Una tradizione – come vi dicevo – tutta romagnola, che oltre a celebrare i nostri eroi di famiglia, è preludio all’arrivo della primavera.
È un rito che ha come scopo quello di bruciare tutto ciò che è vecchio e fa parte dell’inverno, rappresentato dalla legna secca da ardere, per fare spazio al nuovo e alla bella stagione alle porte.
Un altro modo per vivere un altra serata in allegria, dedicata ai grandi e piccini, il tutto avvolto in un calda atmosfera.
Tutto è un gran fermento: c’è chi raccoglie legna, chi organizza grigliate o vere e proprie sagre. Una volta si scendeva nelle piazze portando vecchi mobili e legna da bruciare – proprio come ha ben rappresentato Federico Fellini nel film Amarcord.
E proprio – non tanto tempo fa – i pescatori cantavano una filastrocca che diceva così
Fugarena, fugareza
San Jusef aligreza
e la Madona la s’indreza
attorno al fuoco per purificarsi, per consumare il passato e per aprire la strada al tempo nuovo.